Infatti tali frammenti ceramici ritrovati sono databili tra il IV secolo a.C. e il V secolo d.C., anche se si puo’ presumere un insediamento precedente alla villa. Infatti la ricchezza della villa e il suo uso residenziale si evincono dalla ceramica fine da mensa con decorazioni, con lucerne, con anforette ad anse costolate, oinochoai (brocche per il vino) ad orlo trilobato, thymiateria (incensieri) di ceramica e con orlo annerito e vasellame da cucina. Vi sono poi coppe e piatti in sigillata italica e un frammento con orlo con decorazione a rotella in sigillata africana. Ricordiamo che la ceramica sigillata è una tipologia di ceramica fine da mensa (destinata ad essere utilizzata come servizio da tavola) diffusa nell'antica Roma: la sua caratteristica principale è una vernice rossa, più o meno chiara e la decorazione a rilievo, modellata, impressa o applicata. Alcuni esemplari portano impressi dei bolli ceramici o "sigilli", dai quali la tipologia deriva il suo nome, che riportano il nome del fabbricante.
Nella villa di S.cesareo sono stati poi trovati diversi frammenti di laterizi, intonaco, marmo e vetro, una moneta di Antonino Pio e conchiglie.
Tra il VI e l’VIII sec. D.C. la villa venne abbandonata ma in parte venne occupata da una necropoli ed in parte da un edificio religioso. Dagli scavi recenti si è scoperta una struttura monumentale di forma ellittica sormontata da volte.
In foto brocchetta, a sviluppo piriforme e decorate con bande rosse,
proveniente da una sepoltura rinvenuta in una area periferica rispetto
alla villa romana di S.Cesareo, insieme ad un coltellino.
La villa in località San Martino
Era formata da due nuclei principali, distanti circa 500 m., probabilmente uno produttivo e l’altro residenziale.
I materialii ceramici datano la villa tra il I secolo a.C. e il IV secolo d. C. con una prevalenza di coppe e piatti in ceramica sigillata italica e di anfore commerciali. Tra il vasellame da mensa è frequente la presenza di bolli tra cui uno relativo all’officina di Lucius Rasinius Pisanus, mentre tra le anfore da commercio predominano le Dressel 2/4 ( dal nome dell'archeologo studioso ) con le anse bifide e le Dressel 21/22 del I secolo, tra cui una riporta titulus pictus con solo le lettere V e M leggibili.
Oltre a pochi frammenti di sigillata, ciò che colloca la villa in età tardoantica sono le monete, che riportano alle emissioni dell’epoca di Diocleziano, Costanzo II e Giuliano l’Apostata.
La villa della campagna di scavo presso il Cimitero
Durante i lavori per l’ampliamento del cimitero cittadino nel 2000 è stata scoperta la parte produttiva di una villa di epoca romana datata nel I secolo, alla quale sono collegate tre strutture posizionate su diversi livelli di terrazzamenti.
Partendo dalla più bassa si hanno: una probabile struttura abitativa dove si sono conservati solo i pavimenti in coccio pesto, annesso vi era un ambiente con funzione di stiraggio o vasca e all’interno due sepolture relative alla fase di abbandono del sito, contenenti un adulto tra frammenti di dolio ( contenitore di terracotta di forma sferica) e un bambino entro un’anfora recante il bollo CLARUS ASULL; vi è poi una parte produtiva del complesso in pessimo stato di conservazione.
Vi era collegato un focolare circolare, ritrovato in un altro ambiente ed una serie di canalette in cocciopesto; infine in una terrazza più alta sono stati rinvenuti i resti di una fornace circolare destinata probabilmente alla produzione di tegole e mattoni di terracotta ritrovati in massiccia quantità nelle immediate vicinanze..
La struttura si presenta come una villa rustica predisposta allo sfruttamento del terreno agricolo con una grande produzione ceramica che comprende ceramica acroma e da fuoco, lucerne, pesi da telaio, dolii e ceramica sigillata. Inoltre vi sono laterizi e frammenti di ceramica a vernice nera.
Il sito è ancora in fase di studio.
( notizie tratte dall'articolo dell’arch. Francesca Paduano - su catalogo della Mostra La Città di Cava attraverso i secoli di Gaetano Guida )