Note storiche sul complesso monumentale di S.Maria del Rifugio
LA STORIA
Nel 1450 la Città de la Cava stipula un accordo con i Frati Minori per la costruzione di una Chiesa con annesso Convento, ma fino al 1492 i lavori non possono avere inizio per le continue guerre tra Angioini e Aragonesi.
Nel 1501 i frati presero possesso del Convento anche se incompleto. Si occupò delle spese di costruzione l’Università Cavese, e per completare il convento, nel 1505/06 i cittadini cavesi furono tassati con la gabella del vino, nel 1520/21 con quella del pesce, come si legge nelle delibere comunali del tempo. Nel corso dei secoli poi il Convento ha subito varie trasformazioni , ma il Chiostro ha mantenuto la sua originaria struttura, e con la sequenza delle volte a crociera fornisce la successione delle campate del porticato, le cui voltine erano affrescate con episodi della vita di San Francesco. Frate Gerolamo da Napoli nel 1692 così lo descrive: “esso è allegro e arioso, nel detto posto in simmetria ci sono dipinti, benché con pittura antica e ordita con l’espressione della vita del Santo Francesco”.Nel centro del Chiostro c’è una cisterna per la raccolta delle acque piovane la cui vera era ornata da bassorilievi in marmo, scolpiti nel 1595, raffiguranti santi dell’ordine francescano, formelle che purtroppo furono trafugate nel 1985, periodo in cui il convento versava in stato di abbandono perché danneggiato dal terremoto del 1980.
Nel 1587 lo storico francescano Gonzaga parla del Convento come sede di studio, nel 1655 il cronologo Biagio di San Gregorio descrive il Convento “ studio provinciale di Teologia e seminario di giovani professori”.
Nel 1593 il Convento di Cava viene annoverato nel Capitolo (assemblea dei conventi francescani) tenutosi a Valladolid tra quelli “particolari o provinciali” assieme a quelli di San Diego in Napoli e San Francesco di Maiori. A Cava si tenevano corsi di Teologia e Filosofia con tale serietà che nel 1676 il Seminario di Cava veniva elevato a Studio Generale di II classe nel Capitolo Generale dell’Ordine. Annessa al Convento operò, inoltre, una Confraternita frequentata dalle persone più nobili della città, detta Confraternita dell’Immacolata Concezione.Ad opera della Confraternita intorno al 1586 fu costruito l’oratorio che nel 1600 fu arricchito da pregevoli affreschi raffiguranti aspetti della vita della Madre di Gesù e ispirati al Vangelo di San Luca, affreschi che sono attualmente oggetto di restauro.
Nel 1700 nel Convento fu ospitata l’Accademia dei Ravveduti, accademia sorta a Cava nel 1698 e composta da cultori di scienze, lettere ed arti.
Nel 1799 vi si acquartierarono le truppe francesi al seguito del Generale Championnet che arrecarono gravi danni alla struttura. A seguito della legge sulla soppressione degli ordini religiosi, il 7 luglio 1866 i frati dovettero abbandonare definitivamente il Convento. In effetti gli ordini religiosi erano stati soppressi con le leggi Napoleoniche nel 1809 e 1811, ma in quella data il Convento non fu soppresso perché - come si legge in una lettera del 28 luglio del 1811 inviata da Monsignore Bartolomeo de Marinis, Vicario Capitolare della diocesi, all’Intendente della Provincia di Salerno Salvatore Mandrini - “reputato degno per la comodità e la situazione del suo locale e per i vantaggi spirituali che offriva alla popolazione”; in quel periodo, infatti, vi furono ospitati anche i monaci dei Conventi di Padula e Cetara. La municipalità cavese tentò di impedire la soppressione dell’ordine francescano, ma tutti i tentativi furono vani e il 24 febbraio 1867 l’ultimo frate rimasto nel convento, Padre Cherubino da Sarno, dovette spogliarsi dell’abito francescano e vestirsi di quello talare per continuare ad esercitare il culto religioso. Il Convento fu lasciato alla Congrega di carità che ne diventò la legittima proprietaria.
Con regio decreto del 13 novembre 1868 nel Convento fu trasferito l’orfanotrofio femminile nato dal Conservatorio delle oblate di Santa Maria del Rifugio, che era sorto alla fine del ‘600 e aveva sede nell’edificio che attualmente ospita la Manifattura Tabacchi al viale Crispi.
II GIARDINO
Particolare fascino sui viaggiatori settecenteschi esercitava il giardino del Convento situato all’ingresso sud della città. Il Padre Guardiano Gerolamo da Napoli lo descrive nel 1692 e parla di tre appezzamenti che circondavano l’edificio, chiusi da muri, su terrazzamenti, con un estensione di circa quattro moggia. Jacob Philipp Hackert, pittore tedesco (1737-1807) lo riprese in un celebre dipinto a tempera datato 1792, conservato nella reggia di Caserta, allorquando fu inviato per desiderio della Regina Maria Carolina a raffigurare i più bei luoghi del Regno di Napoli. La maggior parte del giardino era coltivato a frutteto e vigneti ed era circondato da una deliziosa selva di querce e castagni
IL RESTAURO
Il Convento ha subito nel corso dei secoli numerose modifiche e rimaneggiamenti anche a seguito di terremoti. L’ultimo evento sismico del 23 novembre 1980 ha gravemente compromesso la struttura provocando crolli anche di parte della facciata che dà su Piazza San Francesco, per questo motivo fu abbandonate dalle suore che vi tenevano una scuola elementare.Dopo il terremoto il complesso, in condizioni di abbandono, è stato oggetto di vari episodi vandalici e furti. L’attuale restauro è stato realizzato dall’Amministrazione Comunale con fondi della legge 219/81 (terremoto) e della legge del Giubileo, la spesa complessiva è stata di circa 7 miliardi di lire. La distribuzione dei vari ambienti ha rispettato l’originario impianto e la scelta dei materiali, cotto, basalto, breccia irpina, marmo bianco è stata dettata da uno studio degli antichi materiali già presenti nel Convento.
Il Complesso Monumentale, dopo essere stato Ostello per la Gioventu' nonchè la Facoltà di Architettura dell'Università degli Studi Federico II di Napoli, ospita attualmente la Galleria Comunale d’Arte, Sala Conferenze, una sezione di scuola primaria dell’I.C. Carducci Trezza mentre il Giardino e il Chiostro sono utilizzati per concerti di musica classica e rappresentazioni teatrali.
La nota storica è tratta dal libro “San Francesco al Borgo Scacciaventi di Cava dè Tirreni” di Padre Serafino Leonardo Buondonno edito da Di Mauro nel 1994.