La Frestola, l'acquedotto romano e le sorgenti

Pubblicato in La natura Etichettato sotto Scritto da Matteo

Fin dal tempo della gens Metilia, famiglia dell'antica Roma che abitò la zona, di S. Cesareo  l'acqua delle sorgenti veniva captata e convogliata a valle. Ne è testimonianza un acquedotto che risale ad epoca imperiale, che sorge a breve distanza da una sorgente detta della Frestola, sempre frequentata da Cavesi che attingono acqua fresca ed invitante.

La sorgente deriva dal latino "fistula", che indica il cannello nella roccia da cui proviene l'acqua.

 


Acqua del Sambuco - Corpo di Cava

Dalle Frestola, proseguendo la stradina nel bosco a sinistra si può vedere l'acquedotto romano con le sue arcate imponenti del I - II sec. d.C., a tre ordini. Esso fu edificato per portare l'acqua alla villa della "Gens Metellia": per il suo sviluppo in altezza, l'opera è tra le strutture del genere una delle più imponenti che si conservano in Italia. Il triplice ordine di archi di questo ponte - canale raggiunge infatti l'altezza di 21 metri.

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Continuando a sinistra si scende fino alla grotta di S.Cristoforo, dove oggi si intravedono soltanto alcuni resti del dipinto (alcune croci). Nei pressi bisogna guardare un torrente: è forse da questo che si deve il nome della grotta, ricordando la leggenda del santo che guada il fiume con il Bambino Gesù sulle spalle.

Sempre dalla Frestola, a destra , ai piedi dell'Abbazia, se ci si addentra nella gola lungo il monastero, potremo bere la freschissima acqua del Sambuco o della sorgente di Sant' Alferio, dal nome del fondatore della chiesa benedettina cavese. Il vallone è detto anche Fosso della Rena. All'interno del vallone, seguendo l'acqua si arriva ad una cascatella detta della Sciulia. 
Deviando sulla sinistra si puo' giungere in un'ora circa alla "cella di Sant'Elia", un antico accesso posto a circa 645 mt di altitudine.


Il torrente nei pressi della Frestola

 

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